È Clarese Partis, designer americana 39enne dell’agenzia User Experience, la prima “nomade digitale” approdata a Ollolai, grazie al progetto “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai”.
L’iniziativa, oltre che per combattere lo spopolamento, è stata promossa dal comune del nuorese con l’obiettivo di sviluppare una rete di residenze internazionali a favore di professionisti che vivranno e lavoreranno nel piccolo paese sardo grazie allo smart working.
Il progetto dell’amministrazione di Ollolai propone una casa al prezzo simbolico di 1 euro al mese, sulla scia di un’iniziativa che il comune ha avviato qualche qualche anno fa: con 1 euro a Ollolai si può acquistare una casa disabitata, a patto che la si ristrutturi e la si abiti, incrementando così la popolazione.
Un’idea nata dal sindaco Francesco Columbu, che lo scorso maggio ha lanciato la proposta che è rimbalzata sui media internazionali, portando alla considerevole cifra di 1.112 candidature (quasi quanto il numero degli attuali abitanti di Ollolai), provenienti dal Perù, dal Messico, dal sud-Africa, dall’India, ma anche da tanti Paesi Europei.
“Il mio obiettivo è quello di fare il mio lavoro ovunque mi trovi, servendomi della rete e delle nuove tecnologie – ha spiegato Clarese Partis che da due anni lavora da remoto come nomade digitale.
Ho viaggiato come nomade digitale negli ultimi due anni, l’ultima volta a Zanzibar, quando si è presentata l’opportunità di partire per Ollolai sono stata entusiasta.
Starò un mese, ma devo dire che vivere qui è meglio di quanto mi aspettassi e l’accoglienza è stata calorosissima”.
Quella di Clarese è solo una delle più recenti storie di nomadismo digitale, lo stile di vita che sfrutta le tecnologie digitali per consentire il lavoro da remoto, anziché da un luogo fisso come un ufficio.
“Accoglieremo a braccia aperte tutti quelli che vorranno venire – ha dichiarato il sindaco di Ollolai.
La loro presenza rivitalizzerà il paese che offre natura, tranquillità, cibo sano, tradizioni e una comunità accogliente“.