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Vittorio Pusceddu: “Gigi Riva mi chiamò e mi disse ‘Ragazzo, questo è quanto ti offro, non montarti la testa’

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Nel corso di un’intervista a Varesenoi, Vittorio Pusceddu ha ricordato la sua avventura in rossoblù e ha parlato del suo amore per la Sardegna e del legame affettivo con un varesino di nascita, poi adottato dall’Isola, Gigi Riva.

Buggerru, il mio paese d’origine, è un centro minerario del Sulcis dove passava un treno a vapore che trasportava ferro, piombo e zinco dalle cave agli impianti industriali – ha spiegato Pusceddu.
È stato il giornalista sardo Bruno Corda a darmi il simpatico soprannome “La locomotiva di Buggerru”, perché ero veloce sulle fasce quando partivo in progressione per poi crossare ai compagni.
Correre per me è sempre stato naturale e durante la partita “macinavo” volentieri per la squadra parecchi chilometri”.

Cosa ha rappresentato Gigi Riva.
“Da bambino un modello da imitare; quando ho iniziato tutta la trafila del settore giovanile del Cagliari il mio sogno era arrivare in prima squadra.
Ho fatto sacrifici, rinunce, perché giocare per i colori rossoblù era il massimo per me.
Ho fatto il percorso nelle giovanili rossoblù, con due attenti maestri come Mario Martiradonna (difensore della squadra cagliaritana dello storico scudetto, scomparso nel 2011) e Adriano Reginato (ex portiere del Cagliari degli anni 70).
In seguito sono passato nella Primavera allenata dal grande Nenè (attaccante della formazione sarda proveniente dal Santos mancato nel 2016)”.

“Un giorno poi il sogno si è avverato. Era la stagione 1984-85, avevo vent’anni: mi chiama Gigi Riva con l’allora presidente Fausto Moi per convocarmi per il ritiro estivo e per farmi firmare il contratto base. 
È ancora stampata nella mia memoria. 
Mi fece sedere, si accese una sigaretta e disse: “Ragazzo questo è quanto ti offro, non montarti la testa, se vuoi guadagnare di più devi sudare e rimanere con i piedi per terra“. 
Qualche anno dopo, quando  l’amministrazione comunale del mio paese mi diede un riconoscimento, Riva chiamò un suo amico a Buggerru per sapere se mi comportassi bene e se non mi fossi montato la testa”. 

Nella sua esperienza di allenatore della Primavera rossoblù ha allenato anche Nicolò Barella.
“Anche lui ha fatto la trafila del settore giovanile e ho avuto il piacere e l’onore di allenarlo.
Devo dire che era già un campione e aveva tutte le doti per diventare un grande calciatore“.

Dai tifosi è ancora ricordato come il terzino che segnava da 30 metri e su calcio d’angolo.
“Da madre matura ho avuto in dono il piede sinistro… nulla a che vedere con Riva, altra categoria.
Qual era il segreto? Potenza, allenamento, precisione, balistica, non saprei: di certo la palla entrava in porta ed era una bella soddisfazione per la squadra e mia personale”.

Di cosa si occupa ora.
Alleno gratuitamente la nazionale sarda, aiuto gli amici nella raccolta delle olive
Dopo tanto girare lontano dalla mia terra mi godo la Sardegna, il mio paese natale e la mia famiglia“. 

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