Presente all’European Golden Boy di Tuttosport, Gigi Buffon ha ricordato l’indimenticabile Gigi Riva, scomparso lo scorso 22 gennaio.
Buffon, oggi capo delegazione della Nazionale Italiana, ricopre il ruolo che fu proprio di Gigi Riva.
“Sono cresciuto con il mito di Riva, grazie a mio padre – ha raccontato Buffon.
Mi ha parlato della sua carriera, delle sue scelte che sono state scomode, ma per lui giuste“.
“Quando l’ho visto a Coverciano e mi ha abbracciato sono rimasto pietrificato, perché per me è stato come essere abbracciato da una divinità.
Lui era burbero, ma delicato.
Portava dentro una solennità, portava questa luce che emanava dal suo carisma”.
Molto più di un semplice team manager.
“Lui era diventato per noi ragazzi un punto di riferimento – ha ricordato l’ex portiere.
Era un amico e sapevi di poter contare su di lui nei momenti difficili.
Noi in Germania siamo partiti con delle difficili vicissitudini come Calciopoli e trovammo in lui un pilastro.
Senza di lui non so se avremmo vinto il Mondiale – ha sottolineato.
Lui era una certezza, se tutto traballava sapevi di poterti aggrappare a lui.
Lui mi aveva preso a cuore, perché quando mi ha conosciuto a 18 anni ne combinavo di tutti i colori, e questo gli piaceva”.
“I miei due predecessori Riva e Vialli sono state due delle quattro o cinque persone che ho più stimato nel calcio – ha aggiunto Buffon.
Sono tra quelle poche persone nel calcio che ho sempre continuato a sentire perché sapevo che potevano darmi tanto.
La mia non è una corsa su di loro, perché il loro spessore umano, nel calcio e in azzurro è stato così forte che non mi sento alla loro altezza.
Voglio dare il meglio di me stesso, perché ho avuto la fortuna di conoscerli, e provare a portare i loro valori“.