Ospite della trasmissione “Il Cagliari in Diretta” in onda su Radiolina, l’allenatore della Primavera del Cagliari Fabio Pisacane ha raccontato un po’ di sé, svelando il dietro le quinte del suo lavoro quotidiano e parlando delle sfide e delle ambizioni che accompagnano il percorso dei suoi giovani calciatori.
IL RAPPORTO CON DAVIDE NICOLA
“Avevo 24 anni, ero nel pieno della mia carriera, fui avvicinato con la proposta di vendermi una partita.
Davide Nicola fu la prima persona che mi diede la forza di denunciare ed evitare di prendere una strada molto dannosa.
Oggi, a distanza di anni, do ancora più valore a quel gesto che ricevetti, ora che sono padre di quattro figli ho molta più maturità e la forza anche di fare nei confronti di alcuni ragazzi lo stesso che fortunatamente venne fatto con me”.
UNA NUOVA VITA
“Il giocatore che era dentro di me l’ho dovuto abbandonare quando ho appeso le scarpette al chiodo e ho intrapreso la nuova strada della professione di allenatore.
È un ruolo che richiede responsabilità, dove bisogna studiare e badare a molti aspetti, non è pensabile essere superficiali o lasciare qualcosa al caso, è un continuo aggiornamento ma una nuova esperienza altrettanto fantastica come è stata quella di calciatore.
Oggi il campo non mi manca nel senso di avere nostalgia o voglia di fare il calciatore, è chiaro che quando si smette poi bisogna reinventarsi, ripensarsi e si riparte da zero”.
COERENZA E LAVORO
“Mi è sempre piaciuto un calcio propositivo, bello da vedere.
I grandi campioni del passato sono ispiratori per i più giovani e meritano grande rispetto.
Il mio calcio? Non esiste, penso che sia importante fare ciò che ci piace con ciò si ha a disposizione, quando ho iniziato mi sono ripromesso di non ancorarmi ad alcun tipo di modulo o dogma, bensì lavorare giorno dopo giorno con i ragazzi con coerenza, affrontando le difficoltà quotidiane.
Nel calcio vieni giudicato per i punti e i risultati, credo che perseverare con fiducia nel proprio operato alla lunga paghi.
Personalmente ho sempre voluto guardare in tutte le direzioni, a tutti gli allenatori, a tutte le persone che incontro e che possono farti crescere”.
L’ADDIO AL CALCIO
“Approdato a Lecce, dopo avere chiuso l’esperienza a Cagliari, mi ruppi il ginocchio ma ho sempre mantenuto l’entusiasmo di voler recuperare e tornare al top.
Non ce l’ho fatta, anche perché il fisico risentiva un po’ degli anni passati sui campi e chiaramente non poteva rispondere come quando mi infortunai da giovane.
Arrivò la proposta del Cagliari che sapeva della mia volontà di allenare e l’ho colta al volo, con il cuore, la passione e la razionalità che mi ha portato a capire quanto fosse giusto voltare pagina.
Avrei potuto continuare a giocare uno o due anni chi lo sa, ma non avrebbe avuto alcun senso dopo tutto quello che avevo già fatto”.
QUOTIDIANITÀ ROSSOBLÙ
“Al Crai Sport Center il confronto è continuo per tutti noi tecnici del Settore Giovanile, questo è molto importante perché lavoriamo in un bel contesto, stimolante, dove la passione per il rossoblù è enorme.
Sono a contatto anche con alcuni ex compagni come Mancosu e Aresti ed è sicuramente bello ritrovarsi in questa nuova veste, siamo tutti animati da enorme voglia di fare bene per il Cagliari“.
MODO DI PENSARE
“La gestione dei rapporti con i calciatori fa la differenza, più dell’aspetto tecnico la relazione umana viene prima di tutto.
Devi essere coerente altrimenti il tuo calciatore ti stana in fretta, io ho sempre cercato di apprendere e voglio farlo quotidianamente, mi è capitato nei mesi scorsi con un grande come mister Claudio Ranieri quando avevo la possibilità di parlarci, o durante la carriera con tanti allenatori e persone del calcio.
Ho avuto la fortuna di incontrare molti esempi positivi, certo esistono anche quelli negativi ma c’è sempre qualcosa di buono in chi ti trovi davanti nel percorso e da tutti vale la pena imparare, anche se lo screzio, l’incomprensione, l’incompatibilità può capitare”.
AL SERVIZIO DEI GIOVANI
“Oggi nel Settore Giovanile è tutto amplificato, più del passato.
I risultati pesano, la classifica idem, però prima di allenatore devi essere educatore, perché gli aspetti morali, la crescita personale, i valori vengono prima di tutto, da quello passa il miglioramento tecnico e professionale.
Il Settore Giovanile è sempre particolare perché ogni anno cambiano le dinamiche e i gruppi mutano con la crescita dei ragazzi: l’anno scorso abbiamo fatto la scelta di costruire un gruppo giovane, con tanti ragazzi sotto età, per avere la possibilità nel tempo di avere calciatori maturi e con buona esperienza.
Quest’anno in campionato siamo partiti bene a livello di prestazioni, abbiamo gestito i momenti negativi mettendo in risalto le cose positive e mantenendo fiducia ed equilibrio.
Abbiamo iniziato con 3 punti in 5 partite, ma sul campo la risposta era sempre stata egregia ed ero tranquillo perché vedevo che stavamo lavorando bene, poi contro l’Empoli è arrivata una bella vittoria e la situazione ha sicuramente svoltato, perché quando arriva il risultato a corroborare la prestazione cambia tutto.
Dobbiamo continuare con umiltà, allenandoci al massimo, e oggi ai ragazzi posso dire che non hanno mai sbagliato un allenamento.
Sono molto fortunato a lavorare con loro, con un gruppo sano; sin dal primo giorno della mia avventura alla guida della Primavera, con le varie annate, ho potuto lavorare al meglio e sono convinto che continueremo su questa strada tutti insieme”.
UNA STORIA MERAVIGLIOSA
“Ho sempre fatto il massimo per onorare la maglia del Cagliari, in 152 partite in rossoblù ho sbagliato e gioito, sofferto ed esultato, ma sono sempre andato a dormire con la coscienza pulita e questo conta.
Ho vissuto una avventura meravigliosa da calciatore del Cagliari, ho sposato questa città e questa terra, e sono felice con la mia famiglia di viverla ogni giorno dentro e fuori dal campo”.
COLLABORAZIONE COSTANTE
“C’è grande sinergia con mister Nicola e il suo staff.
Noi siamo il serbatoio della prima squadra, spesso i ragazzi lavorano ‘al piano di sopra’ con la prima squadra e questo è un grande stimolo per tutti, guardiamo al percorso di Kingstone l’anno scorso.
Un ‘mini Pisacane’ nel gruppo della Primavera?
Sì, esiste e faccio il nome di Andrea Cogoni: sempre presente, è appena rientrato dalla Nazionale Under 19, ha la mentalità giusta e non tradisce, deve continuare così, e non a caso è già stato convocato dalla prima squadra andando in panchina.
Ma in generale, soprattutto, ho davvero un gruppo straordinario in ogni componente, dai calciatori allo staff, ed è un piacere poter dare una mano nello sviluppo di questo progetto in cui tutti crediamo fermamente”.