Il primo novembre arriverà in libreria “Mi chiamavano Rombo di Tuono“, il libro che il mito rossoblù Gigi Riva ha scritto con il giornalista Gigi Garanzini, editorialista del quotidiano La Stampa. Ed è proprio il quotidiano torinese a regalare qualche anticipazione sul racconto fatto da Gigi Riva, oggi Presidente Onorario del Cagliari Calcio. Molti i temi trattati nel libro e nel suo racconto non manca l’accenno alla depressione.
“Mi piacciono i silenzi”
“Non sono mai stato un chiacchierone – racconta nel libro Gigi Riva. Mi piacciono i silenzi, mi piace semmai parlare con me stesso. Mi sono chiuso, questo sì. Ma non è vero che sono diventato triste o malinconico: ho dovuto semplicemente fare i conti con l’infanzia che ho avuto, con i lutti (ha perso il padre a 9 anni e la madre a 16 anni, ndr), con le nottate a occhi spalancati aspettando il sonno che non arrivava”
Il calcio lo ha aiutato tanto, ma poi l’avventura in campo è finita
“Il calcio mi ha aiutato, mi ha dato tanto per non dire tutto. Ma quando sono uscito per sempre dal campo, dal sogno che si era avverato e aveva tenuto lontani, entro certi limiti, i fantasmi notturni, ho dovuto cominciare a fare i conti, fino a lì sempre rimandati, con quella parola. Depressione. Che fatico persino a pronunciare, perché significa farmi del male. Il calcio, la carriera, i gol erano stati la reazione che mi serviva: prima una spinta, poi un propellente vero e proprio a mano a mano che arrivavano i successi. Venendomi a mancare tutto questo di colpo, non con un declino progressivo come avevo sempre pensato sarebbe successo, mi sono sentito perso“.
A salvarlo, la nascita dei figli
“È regredita – ha raccontato Gigi Riva -, tornando a manifestarsi ogni tanto ma non in quella misura. Un problema di testa con cui ho imparato a convivere. Mai del tutto, perché quando si rifà vivo rimane un brutto avversario da affrontare. Mi vien da dire che invecchiare non aiuta, per tante ragioni, ma è vero fino a un certo punto: avevo poco più di trent’anni quando l’ho conosciuta nella sua forma peggiore. Un altro periodo brutto, poco meno di dieci anni fa“.