A quasi 30 anni dalla scomparsa di Manlio Scopigno (25 settembre 1993), l’allenatore filosofo che portò il Cagliari all’indimenticabile scudetto nel 1970, la Gazzetta dello Sport lo ha ricordato sul suo settimanale Sport Week.
Detestava i maghi e i fattucchieri – scrive la Gazzetta dello Sport -, i saputoni del bla bla e quelli che sdottoravano ‘mo’ te lo spiego io’. Non poteva vedere Herrera, perché ‘parlava dal balcone’“.
Un carattere ironico e taciturno, ricordato con affetto e stima da chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e lavorare con lui.
Tra loro Gigi Riva: “Era intelligentissimo – riporta Sportweek -, ci faceva ragionare oltre il calcio e ci trattava da uomini. Ha abolito il ritiro prepartita, una cosa enorme per quei tempi. Eravamo tutti felici.
Scopigno ci dava fiducia ma non dovevamo deluderlo“.
“Se in albergo facevamo chiasso a tavola, picchiava il coltello sul bicchiere e diceva: ‘Ragazzi, non siamo a casa nostra‘. E non volava più una mosca”.
“Una notte, in un albergo a Roma, si giocava a poker in camera mia – ha ricordato Gigi Riva -, con Albertosi, Poli e Gori, un fumo da tagliare con l’accetta, avevamo fatto salire panini e bottiglie.
Bussano alla porta: è Scopigno. Entra e dice: “Almeno invitare gli amici, quando si fa festa. No?”. Si siede sul mio letto e fa: “Disturbo se fumo?”. Noi zitti. E lui: “Però questa è l’ultima, anche per voi”.
Il giorno dopo abbiamo vinto 3-0″.