Ospite della trasmissione di Sky Sport “B Side”, Edoardo Goldaniga ha ripercorso la cavalcata rossoblù che è culminata con la promozione in Serie A nel tripudio di Bari.
“L’anno scorso è stata la delusione più grande della mia carriera – ha commentato il difensore rossoblù. Quest’anno abbiamo avuto la possibilità di dimenticarci di quella sera, che era stata una mazzata per tutti. Abbiamo avuto bisogno dell’ultima partita per tornare in Serie A ma è stata un’emozione indescrivibile“.
“Non è stato per nulla semplice, perché è stata un’annata difficile, abbiamo avuto tanti infortuni.
Io ho avuto problemi con il crociato, Mancosu diversi stop, Pavoletti fuori quattro mesi, Rog ha avuto i suoi problemi, Viola fuori tanto tempo.
Non è andato tutto alla perfezione, ma la perfezione è stata nell’epilogo.
La spaccata di Pavoletti è l’immagine più bella. Voglio godermi questi momenti perché abbiamo fatto qualcosa di incredibile. Passare dalla disperazione a una gioia così grande è stato bellissimo“.
“Mister Ranieri non ha bisogno di presentazioni – ha poi aggiunto Goldaniga. È una persona d’altri tempi, ma ha una fame da esordiente. Lui è sempre stato sul pezzo, ci ha caricato sin dal primo giorno e ci ha trasmesso subito le sue idee.
Noi come gruppo abbiamo provato a seguire sin da subito le sue istruzioni, anche perché con un maestro del genere davanti devi solo provare a imparare qualsiasi cosa faccia.
È stata una grande emozione vivere tutto questo con lui“.
Il rapporto con Lapadula. “Gianluca è un fratello. Eravamo sempre insieme anche fuori dal campo, abbiamo creato un rapporto incredibile. Lui spingeva gli altri, non con le parole ma con i fatti. Lui alle 8 si presentava in palestra quando ancora nessuno c’era, ha sempre provato a far capire quanto contasse seguire una vita sana e quanto contasse voler arrivare all’obiettivo. Ha trasmesso la sua voglia a tutto il gruppo. È stato un leader dentro il campo e dentro lo spogliatoio.
Radunovic lo conoscevo già, l’anno scorso avevo avuto l’opportunità di vederlo in allenamento e in campo. Non è un ragazzo di molte parole, ma con i fatti ha dimostrato sempre di esserci. Ha avuto una crescita esponenziale, ci ha salvato tante volte ed è un portiere che può ambire a importanti palcoscenici. Perché ha struttura, ha piede, ha personalità. Speriamo di tenercelo comunque stretto noi“.
“L’anno scorso c’è stata una grossa delusione, ma c’è chi come Aresti, che ha la Sardegna tatuata sulla pelle, che ci ha trasmesso la voglia di dare tutto a questa Terra.
Siamo contenti di aver fatto felice un intero popolo“.