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Vittorio Sanna: “Ma i giocatori del Cagliari hanno capito per chi giocano?”

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Dopo il sonoro 5-1 rifilato al Cagliari dal Milan (“Prestazione non eccellente”, ha dichiarato Pioli al termine della gara), c’è amarezza per un risultato inaspettato e che ha lasciato ai più l’impressione di una squadra arresa, nonostante una salvezza tutta ancora da conquistare.

“A vedere partite del genere viene il dubbio: ma i giocatori del Cagliari hanno capito per chi giocano?”, il commento a caldo di Vittorio Sanna, dopo la gara da dimenticare del Meazza.

“Perché nel momento in cui interpretano la partita in quel modo, per quanto possa essere un Milan ormai svogliato in vista della fine del campionato, rischi di prenderle – ha aggiunto.
Addirittura cinque gol presi contro un Milan che non riusciva più a vincere, e che improvvisamente ritorna ad essere uno schiacciasassi.
E l’avevamo definito così in settimana, avevamo quasi ‘chiamato’ il Milan fortissimo.
Fortissimo non era, ma fortissimo è diventato” ha sottolineato Vittorio Sanna, che ha aggiunto:

Alla fine siamo diventati noi piccolini, intimiditi, chiusi nel nostro guscio, aggressivi solamente in pochi momenti della partita.
Abbiamo costruito veramente poco, quasi sempre ad effetto: ad effetto dei gol degli altri, degli schiaffi che ci hanno rifilato“.

Non è questo che il Cagliari vuole, la società sarda vuole, perché il Cagliari rappresenta il tentativo di ribellarsi ad un destino segnato e non l’accontentarsi della clemenza del destino.
Noi siamo quelli che si ribellano, che lottano contro chi è più forte, quelli che non vogliono subire.
Il Cagliari è questo nella sua storia, e forse un bel ripasso, un bel test di attitudine a vestire la maglia rossoblù andrebbe fatto per il futuro, perché non è per tutti“.

“L’animo del Cagliari non l’abbiamo assolutamente visto in campo, e non dipende dal risultato ma dal modo in cui è maturata la sconfitta.
Brutta sconfitta perché poco onorevole“.

Ha poi aggiunto un appunto:
“Credo che nessuno si possa permettere di criticare un tifoso, che soffre e gioisce sulla base di un interesse che non c’è: non lo fa per denaro, lo fa per passione.
E lo fa per un tempo prolungato che probabilmente neanche gli stessi professionisti dedicano alla squadra”.

I tifosi si dividono tra quelli che coccolano sempre a prescindere e quelli che ogni tanto si arrabbiano e cercano di scuotere la squadra.
Se anche un tifoso arriva a dover criticare aspramente una partita di calcio, non credo che i protagonisti possano lamentarsi del fatto che i loro tifosi siano troppo critici.

Quei tifosi permettono ai protagonisti di guadagnare giocando.
Che nessuno si lamenti se il tifoso fa una domanda, perché la risposta che viene data è una risposta pagata ha concluso.

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