L’artista Nicola Urru, conosciuto per le sue suggestive sculture di sabbia a Platamona, ha voluto dedicare la sua ultima creazione a Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa nella notte tra l’11 e il 12 settembre.
Questa nuova opera non è soltanto un gesto artistico, ma un segno tangibile di memoria e denuncia.
Un atto simbolico e potente, capace di trasformare la sabbia in un grido contro la violenza di genere e in un tributo alla vita spezzata di Cinzia.
L’artista ha deciso di accompagnare il video con un testo intenso e riflessivo, parole diventano strumenti di memoria e di denuncia.
Un invito a riflettere non solo sull’orrore del femminicidio, ma anche sul modo in cui la società e i media scelgono di raccontarlo, spesso oscurando la vittima e mettendo in risalto il carnefice.
Le parole di Nicola Urru richiamano con forza l’urgenza di un’informazione etica, capace di restituire centralità e dignità a Cinzia Pinna e di non ridurre la tragedia a mero sensazionalismo.
“Questo tragico evento, solleva questioni cruciali sulla crudeltà della società e sul ruolo del giornalismo.
La Crudeltà e la De-umanizzazione oggi ci avvolgono.
L’atto stesso del femminicidio è la manifestazione estrema della violenza di genere, un sintomo di una società che non ha ancora sradicato la cultura del possesso e della sopraffazione.
La brutalità dell’atto, spesso ai danni di una persona in uno stato di vulnerabilità, mette in luce una pericolosa disumanizzazione che consente di vedere la vittima non come persona, ma come oggetto o ostacolo.
L’enfasi sulla carriera o sullo status sociale dell’omicida, come i suoi vini, rispetto all’efferatezza del crimine e alla vita della vittima è un problema ricorrente.
Questo approccio può minimizzare il crimine e dare spazio alla “storia di successo” dell’assassino.
Tutto questo, distoglie dall’orrore del femminicidio e dalla responsabilità penale.
Non si fa’ altro che offuscare la Vittima.
Il rischio è solo uno, che Cinzia Pinna diventi un contorno nella narrazione del suo stesso assassinio, dimenticando che è lei la vera vittima la cui vita è stata barbaramente interrotta.
Glorificare o anche solo dedicare ampio spazio al prestigio dell’omicida rafforza una dinamica distorta, suggerendo che lo status possa in qualche modo bilanciare o rendere più “interessante” l’atto criminale.
In casi come questo, il valore fondamentale che viene meno è l’etica della notizia, che dovrebbe concentrarsi sulla verità, sull’impatto sociale del crimine e sulla memoria della vittima.
Riportare il nome e la storia di Cinzia Pinna, le sue speranze e la violenza subita, è essenziale per non trasformare il fatto in mero sensazionalismo e per tenere alta l’attenzione sul fenomeno del femminicidio in quanto tale.
È fondamentale che l’attenzione si concentri sulla vittima e sulla necessità di una cultura del rispetto per contrastare la violenza di genere, esigendo dai media un resoconto che sia rispettoso, etico e concentrato sulla grave ingiustizia subita da Cinzia ❣️“.
